Incipit

Dicono che quando si sta per morire la vita ti passa tutta davanti in un flash. Specie se hai scelto di accenderti velocemente come un cerino anziché consumarti piano come una candela. Non è il mio caso. Io sono sempre stato un faretto a led, comprato dai cinesi, inserito in un attacco per lampadina a incandescenza. Non ho mai fatto luce.
Ma prima di esalare l’ultimo respiro vorrei che Miriam fosse qui, accanto a questo letto d’ospedale, a tenermi per mano durante il trapasso. Spero non lasci il mio dubbio irrisolto, desidero una morte appagante e non voglio morire di curiosità. Anche il neon al soffitto si sta spegnendo con me, lancia fastidiosi bagliori intermittenti che acuiscono il dolore. Intravedo le gocce della flebo cadere adagio nel tubicino trasparente: scandiscono impietose gli attimi finali della mia pigra esistenza.
È vero, ricordo tutto come se fosse oggi, ma non sono certo il tipo che può farlo in un flash. Nato di quasi dieci mesi dopo taglio cesareo, per estirparmi dal grembo materno hanno attaccato un forcipe a ventosa al gancio traino della Jeep del primario. Senza mai riuscire, peraltro, a recidere il cordone ombelicale. La psicologa ha detto che la vita anziché viverla mi piace osservarla. All’inizio almeno. Poi si è dovuta correggere. L’affermazione le sembrava eccessiva e ci ha aggiunto “in slow motion”. Per me va bene anche così, l’inglesismo ricorda tanto il soprannome delle elementari: Alessandro Il Moscione. Ma questo a lei non l’ho mai detto. Sono uno che si apre lentamente.

Sinossi

Alessandro è un bagnino che, in fin di vita sul letto d’ospedale, racconta i suoi ultimi, sfigati diciassette anni. La sua esistenza è stata segnata da un rapporto irrisolto col padre, nobile decaduto col vizio del gioco d’azzardo, ridotto dall’Alzheimer a una larva d’uomo. Alessandro, che lavora nel Golfo di Policastro dapprima come salvaspiaggia e poi come factotum all’Hotel Santa Marina, cerca conforto in Aldo, padre del suo migliore amico. Ma quando scopre che il pescatore nasconde un torbido passato si rifugia nella stramba figura della psicologa Della Morte. Nemmeno lei riesce, però, a offrirgli le giuste risposte per affrontare le angosce quotidiane e soprattutto il suo più grande trauma: l’abbandono di Miriam, la figlia del capo che gli nasconde un terribile segreto.

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